giovedì 22 ottobre 2015

Festa de Lo Pan Ner    24 ottobre 2015

Grand Mont Blanc


Programma
03.00 · Accensione del fuoco nel forno. Inizia anche la preparazione del lievito, nell’ ex scuola del Grand Mont-Blanc.
09.00 · Impasto delle farine (segale, frumento, integrale) col lievito, e si lascia lievitare tre ore circa.
12.30/13.00 circa · Formazione dei pani che andranno in forno, si aggiungono vari ingredienti (castagne, noci, fichi) ad alcuni di essi, “le mecque”.
14.00 circa · Infornata dei pani.
15.00 circa · Il pane è cotto! Si estrae dal forno. Iniziano le degustazioni.

Degustazioni a base di PAN NER, “MECQUE”, FORMAGGIO D’ALPEGGIO, MIELE, VINO.

La festa del Pane Nero del Grand Mont Blan rientra nell'iniziativa che coinvolge i forni comunitari di circa 50 comuni della Valle d’Aosta si accendono sabato 24 ottobre per infornare il tradizionale pane nero per la cottura.

I forni e il pane nero
Molti villaggi della Valle d’Aosta sono provvisti di almeno un forno comunitario, dove in passato le famiglie cuocevano a turno il pane di segale per il proprio consumo, di solito una volta all’anno, all’inizio dell’inverno.
Pane semplice, fatto di frumento e di segale poco lievitato, adatto all’alimentazione delle famiglie che per molti mesi dell’anno si trovavano nell’isolamento invernale.
Il tradizionale pane di farina di segale veniva a volte arricchito con castagne, cumino e frutta secca.
Consumato fresco ha una fragranza deliziosa ma un tempo veniva conservato su apposite rastrelliere in legno dette “ratelë” anche per numerosi mesi. Per spezzare questo pane occorreva un apposito strumento, una sorta di ghigliottina denominata “copapan”, in uso ancora oggi. Per consumarlo doveva essere fatto rinvenire nel brodo o nel latte caldo oppure venire immerso nell’intingolo ottenuto con lunga cottura della carne. Un alimento di lunga conservazione, trattato, come molti cibi tradizionali valdostani, perché duri nel tempo.
Alcuni forni sono stati restaurati e vengono usati tutt’oggi: una occasione di aggregazione per gli abitanti del luogo e un modo per tramandare le tradizioni locali.

 « Nous avons fait le pain noir jusque vers les années 1990 ; maintenant cela fait deux ou trois ans que nous ne le faisons plus, parce que c’est trop pénible : je dois transporter la farine, préparer le bois, puis rentrer les pains… et je suis vieux. Autrefois, on préparait le pain avec de la farine de seigle et de maïs, qui pouvait ajoutait un peu de blé, c’était le pain ordinaire. La farine de maïs, on descendait l’acheter dans un magasin de grains à Bard, pour épargner les quelques sous du port. On faisait un paquet de 20-30 kilos et on le transportait jusqu’ici sur le dos. En sus du pain ordinaire, on faisait aussi les mecque, c’était doux, on mettait des châtaignes, des noisettes, des noix, parfois des graines de carvi, cela aide à digérer. Une tranche après l’autre, on en mangeait tant qu’il y en avait. Quand il était dur, on le trempait dans le café au lait ou on le hachait avec la tsapietta, le coupe-pain.» 1993 Mario Vassoney 


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